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Il Film della settimana: La leggenda del pianista sull’oceano (1998)

la leggenda del pianista sull'oceano

Nuova settimana, nuovo film: oggi parliamo de La leggenda del pianista sull’oceano, primo lungometraggio in lingua inglese di Giuseppe Tornatore.

Si tratta di un progetto di portata e ambizione non comuni per gli standard italiani, in cui si racconta della straordinaria vita di un musicista virtuoso nato all’alba del 20° secolo su un transatlantico.

La leggenda del pianista sull’oceano: trama e recensione

Si tratta di un adattamento liberamente ispirato al monologo teatrale Novecento scritto da Alessandro Baricco nel 1994. Il protagonista della pellicola è Tim Roth, che veste i panni di T.D. Lemon Novecento. La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Tornatore mentre le musiche sono state firmata dal maestro Ennio Morricone, recentemente scomparso.

Un neonato viene trovato in un cesto nascosto a bordo del transatlantico Virginian che viaggia tra l’Europa e l’America. Lo prende con sé il macchinista Danny Boodman (Bill Nunn) e gli dà il nome di Novecento, in omaggio al secolo appena iniziato, con l’aggiunta di T.D. Lemon, come la scritta incisa sulla cassa dove si trovava il bambino.

Novecento rimane sulla nave e, dopo la morte del padre adottivo, tutto l’equipaggio lo aiuta a crescere. Il ragazzino osserva il variopinto mondo dei passeggeri: i ricchi signori in prima classe, gli emigranti che sognano una nuova vita in America, le ragazze, le merci, la confusione. Da adulto, Novecento si accorge che suonare il piano è la sua più grande passione. Così inizia ad allietare le serate in sala da ballo insieme all’orchestra, e la fama della sua bravura si diffonde anche a terra. Un giorno, raggiunto da queste notizie, Jelly Roll Morton, il più grande pianista jazz del periodo, sale a bordo della nave per lanciargli una sfida pianistica. Qualche tempo dopo, Novecento annuncia all’amico Max (Pruitt Taylor Vince) che scenderà per la prima volta a terra. Ma quando si trova a metà della scaletta, guarda i grattacieli di New York e torna indietro. Dopo la seconda guerra mondiale, il Virginian deve essere demolito. Max sa che Novecento è ancora lì, lo trova e cerca di farlo scendere. La nave viene fatta esplodere e Max continua a raccontare una storia alla quale nessuno crede.

Te lo consiglio perché

La leggenda del pianista sull’oceano è un film originale, affascinante, sentimentale, ma senza sentimentalismi. È pieno di emozioni e con dei monologhi molto forti, ma incredibili. Ognuno di essi rappresenta un aspetto molto importante della vita: la solitudine, la morte, l’amore, la passione, la sofferenza.

La vita di Novecento è una vita straordinaria, fatta di ostacoli, difficoltà, sfortuna e fortuna. Tim Roth con una performance magistrale ha catturato l’essenza del personaggio, riuscendo a trasmettere le emozioni che aveva dentro. Novecento è un uomo complicato, con caratteristiche molto rilevanti, che lo rendono davvero interessante. In particolare, lo spettatore viene coinvolto nel rapporto di Novecento con il pianoforte e l’oceano, due elementi che lo esprimono come persona: mai totalmente compreso e con tante diverse sfaccettature. Per lui, suonare il pianoforte era un modo di esprimere le sue emozioni, un modo per evadere dalla realtà, per scendere dalla nave. Non solo per lui, ma tutti coloro che lo ascoltavano potevano far parte del suo mondo e sentirsi liberi.

La leggenda del pianista sull’oceano è un capolavoro musicale, sentimentale e scenografico, che si presta a molteplici chiavi di lettura, una più interessante dell’altra, snodandosi in una storia ai confini della realtà.

La musica in questo film permette di esprimere sentimenti e di farti emozionare. Principalmente per due motivi: il primo è che Novecento, nonostante nessuno pensi a lui nel mondo terreno, esiste e suona in modo sensazionale, il secondo motivo è che per tutto il tempo ci accompagna conferendo un alto valore all’intera opera.

Un’elevatissima qualità tecnica a livello di riprese e un sistema di immagini dai colori meravigliosi sono al servizio di una storia originale e commovente, anche attraverso il discorso molteplicemente rinnovato dell’artista talentuoso (del fenomeno che vive per la sua arte) che s’impegna per dare un significato a ciò che fa, riuscendovi.

Un racconto singolare, merito degli sceneggiatori e di Tornatore che dà il suo inconfondibile tocco magistrale quest’opera, che ricorda Nuovo Cinema Paradiso (1988) per perfezione lirica e poetica.

Ho l’impressione che sulla terra sprechiate troppo tempo a chiedervi troppi perché. D’inverno non vedete l’ora che arrivi l’estate. D’estate avete paura che torni l’inverno. Per questo non vi stancate mai di rincorrere il posto dove non siete: dove è sempre estate.

T.D. Lemon Novecento

Ileana Barilla

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