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Il film della settimana: The Danish Girl (2015)

the danish girl

Questa settimana parliamo di The Danish Girl di Tom Hooper. Un film che tratta un tema importante attraverso una delicata narrazione: quello della transessualità.

Adattamento del romanzo La danese (The Danish Girl) di David Ebershoff e liberamente ispirato alle vite delle pittrici danesi Lili Elbe e Gerda Wegener, la pellicola ha vinto un premio Oscar.

The Danish Girl: trama e recensione

Basato vera storia di un pioniere di un intervento chirurgico per il cambio di sesso, il dramma di Tom Hooper enfatizza la dimensione della recitazione nell’identità di genere.

Pittore paesaggista della Danimarca dei primi anni del ‘900, Einar Wegener (Eddie Redmayne) ha vissuto due vite, la prima con una moglie Gerda Wegener (Alicia Vikander) a Copenhagen, e la seconda a Parigi come Lili Elbe.

Attratto dall’abbigliamento femminile dopo un gioco erotico con la moglie e sempre meno capace di smettere di vestirsi e atteggiarsi da donna, nel corso degli anni Einar vuole lasciare il posto a Lili, che percepisce come un’entità separata.

Aiutato e supportato attraverso molte difficoltà dalla moglie, Einar fugge dalla medicina del proprio tempo che lo vuole internare o dichiarare schizofrenico e si rifugia nella chirurgia sperimentale, conscio che quella che intende provare è un’operazione mai tentata prima.

Il travaglio e la lenta presa di coscienza di Einar Wegener di voler diventare Lili Elbe passa per lo specchio dell’anima, per gli occhi e il volto di Eddie Redmayne, che interpreta magistralmente il protagonista.

Eppure, accanto a lui, capace di guadagnare da sola l’attenzione del film, sta Alicia Vikander, attrice meno nota, che con un personaggio non protagonista riesce ad accaparrarsi l’Oscar.

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The Danish Girl è un film dal tocco dolcemente retroguardista, tipico di Tom Hopper (regista de I Miserabili, Il discorso del re), avvezzo all’alta società e profondo conoscitore dei meccanismi di accettazione delle novità e delle storie poco concilianti da parte della maggioranza del pubblico.

Nel film non mancano grandi pennellate, sfondi e interni meravigliosi, dalla composizione cromatica impeccabile e, non a caso, pittorica. Scenografia, costumi e fotografia lavorano con un’armonia d’intenti che si trasforma in puro piacere visivo.

Siamo negli anni Venti del Novecento, quando le problematiche sull’identità di genere venivano viste esclusivamente come patologie o, peggio, forme alternative di pazzia. Ma quello del regista inglese non è un film sulla transessualità, quanto una storia d’amore di grande forza emotiva, con due drammi ugualmente potenti sotto gli occhi dello spettatore: quello dell’uomo che soffre sentendosi nel corpo sbagliato e lotta fino a rischiare la vita per realizzare la possibilità di essere sé stesso, e quello ancor più vivo e drammatico della donna che ama quell’uomo e, pur di accontentarlo nella realizzazione del suo sogno, si sacrifica rinunciando a sé stessa. Qui l’amore si misura da ciò che si è pronti a rinunciare per esso e non conosce limiti.

Per Tom Hooper “The Danish Girl” non è la storia di un transessuale; è, come deve essere, il racconto di un viaggio interiore, una intima vicenda di cambiamento, una storia di coraggio, una storia d’amore.

E l’amore non fa scandalo, ma soprattutto non ha limiti di sesso.

Mi sento subito meglio quando ascolto il rumore della tua matita. Sei sempre stata più brava di me a fare ritratti. Divento come mi vedi, tu mi hai fatta bella, e ora mi fai forte… Quanto potere c’è in te.

Einar/Lili alla Moglie Gerda

Ileana Barilla

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