Iniziamo questa settimana con una pellicola noir dal fascino travolgente: Sin City di Robert Rodriguez, Frank Miller e Quentin Tarantino (special guest director in una parte dell’episodio Un’abbuffata di morte).
Tratta dall’omonimo fumetto dello stesso Miller, la pellicola è divisa in tre episodi, che raccontano tre storie dell’opera originale: Un duro addio, Quel bastardo giallo e Un’abbuffata di morte.

Sin City: trama e recensione
Le tre storie fanno capo ad un poliziotto di nome John Hartigan (Bruce Willis) che da otto anni bracca Rourke Jr. (Nick Stahl), pedofilo, assassino e rapitore; lo sfigurato Marv (Mickey Rourke) che vuole vendicare le prostituta Goldie, del cui assassinio è stato accusato ingiustamente e l’ex fotografo Dwight McCarthy (Clive Owen) che aiuta la prostituta Gail e le sue colleghe a evitare le conseguenze dell’uccisione del bieco poliziotto Jackie Boy (Benicio Del Toro).
È un noir iperrealistico e insieme fantastico, in cui si ritrova intatta la tensione grafica delle tavole di Miller. Rodriguez è anche responsabile della fotografia e del montaggio, mentre Tarantino dirige la sequenza in macchina con Dwight e il cadavere parlante di Jackie Boy. Nel film appaiono i camei di tutti e tre i registi.
Sin City è una città nera, dove la notte non tramonta mai, abitata da una schiera di personaggi più cupi della notte stessa. Tutti cattivi, ognuno a modo suo: Marv, tenero bestione con un talento creativo per la sofferenza altrui. Kevin, ragazzo emotivo che ritrova la serenità divenendo uno spietato divoratore di esseri umani e la sua abietta guida spirituale il cardinale Roark, padrone della città. Dwight, fascinoso criminale che asseconda il suo destino e Gail, sua amata e regina delle prostitute che governano la città vecchia, donne che danno grande piacere, se si paga bene e si sta alle regole, o grande dolore, se si va oltre il seminato.
Un bastardo giallo, che violenta bambine impunito, coperto dal mostro suo padre che è anche Senatore della città, e contrastato solo da Hartigan, uno sbirro sul viale del tramonto disposto ad una carneficina per fermarlo e salvare Nancy, timida ballerina di lap dance.
E in mezzo a tutto questo nero brilla di un vivido accecante: il grande cuore rosso di Goldie, il sangue scarlatto e quello giallo per la catarsi di Hartigan, occhi verdi, azzurri e d’oro che sono l’unica traccia di un’anima dietro tutta questa violenza.
Frank Miller, anche grazie a questa trasposizione, si conferma come il re del noir degli ultimi vent’anni.
Te lo consiglio perché
Sin City è un film che non stravolge una storia ed un’estetica già eccelsa, ma si limita ad abbattere i contorni pagina delle storie di Miller, mantenendone intatte peculiarità e suggestioni.
Ne esce fuori la versione in movimento di un mondo crudo, popolato da personaggi spietati, dolenti, combattivi che vivono, sopravvivono e muoiono nella città del peccato. Il cast è formato da straordinari attori che si calano nelle parti con un’identificazione assoluta nei personaggi.
Il fuoco, pupa, ci consumerà entrambi. Il nostro non è un fuoco che appartiene a questo mondo. La mia guerriera, la mia valchiria. Sarai sempre mia, sempre… e mai.
Dwight