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Il film della settimana: Jumanji (1995)

jumanji

Questa settimana parliamo di un film da vedere assolutamente: Jumanji di Joe Johnston, con Robin Williams.

Tratto dall’omonimo albo illustrato per bambini di Chris Van Allsburg, la pellicola mixa con maestria effetti speciali, avventura e romanticismo.

Jumanji: trama e recensione

Nel 1869, vicino a Brantford, nel New Hampshire, due ragazzi seppelliscono un forziere. Un secolo dopo, nel 1969, Alan Parrish sente il suono di tamburi tribali provenire da un cantiere. Incuriosito, trova il baule, scopre al suo interno un gioco da tavolo chiamato Jumanji e lo porta a casa.

Alan mostra alla sua amica Sarah la scoperta e la invita a giocare. Ad ogni lancio di dadi, le pedine di muovono da sole e appare un messaggio criptico nella sfera di cristallo al centro del tabellone. Sarah legge il primo messaggio e sente un suono inquietante. Alan poi lancia involontariamente i dadi e la sfera gli comunica di aspettare in una giungla fino a quando qualcuno tira un cinque o un otto: viene quindi risucchiato nel gioco.

Ventisei anni dopo, Judy (Kirsten Dunst) e Peter Shepherd (Bradley Pierce) si trasferiscono nella residenza dei Parrish con la zia Nora, dopo la morte dei genitori in un incidente d’auto durante un viaggio in Canada. Due giorni dopo essersi trasferiti, i fratellini trovano Jumanji in soffitta e iniziano a giocarci, facendo tornare indietro l’ormai adulto Alan (Robin Williams). I tre vanno quindi alla ricerca di Sarah (Bonnie Hunt), in modo da poter completare il gioco. Ma non sarà semplice fronteggiare le sfide di Jumanji e terminare la partita.

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Spettacolare ed adrenalinico, Jumanji è il frutto della sapienza, negli effetti speciali, di Joe Johnston, ma anche della speciale sceneggiatura ad effetto, che riesce nell’impresa di tradurre in spettacolo cinematografico la dinamica emotiva che presidia un giovane giocatore all’opera.

Dallo scivolo del divertimento alla morsa della tensione e ritorno. Con grande arguzia, il film associa, tra le righe, il comportamento sproporzionato del bambino che risponde in modo irrazionale al genitore durante un litigio (“non ti parlerò mai più”, ad esempio) con la sproporzione delle conseguenze di un lancio di dadi, quando la plancia del gioco si allarga ad includere il mondo intero. In entrambi i casi, nel confronto, non si tratta solo di uno scambio di parole o di un movimento di pedine: si tratta di imparare a relazionarsi, ad affrontare le situazioni, si tratta di crescere.

L’imprevedibilità di avvenimenti differenti ed un pizzico di comicità rendono questo film adatto a tutta la famiglia, oltre ad essere bello da rivedere almeno una seconda volta.

Jumanji, un gioco che sa trasportar chi questo mondo vuol lasciar. Tira i dadi per muovere la pedina, i numeri doppi tirano due volte e il primo che arriva alla fine vince.

Alan Parrish

Ileana Barilla

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