La Musica è uno spazio. Per tutti, di tutti. Una dimensione fluida, in continua evoluzione.
E’ un mezzo attraverso il quale gli artisti interpretano il mondo e lo raccontano, a chi li ascolta, in modo intimo ma soprattutto personale. Guardare la realtà con occhi diversi, non i nostri. E’ questa la sfumatura che la musica permette di cogliere.
Musica, però, significa anche immedesimarsi nelle parole e negli incastri prodotti da chi la compone e da chi ne è l’artefice.
Dimensione in continua evoluzione che vanta il contributo di tante voci. Un terreno comune in cui è possibile sperimentare, innovare, fare proprie le composizioni di altri artisti, omaggiarle permettendo di renderle sempre attuali.
Questo è il caso di “Stavo Pensando a Te”, ma non nella versione originale a firma Fabri Fibra.
Quella di Mobrici e Fulminacci di due anni fa. Un omaggio all’artista della Senigallia, una rivisitazione che secondo alcuni: “Sembra essere cucita sulla pelle” dei due.
Resa nota dalla Serie Tv Netflix “Fedeltà”, “Stavo Pensando a Te” riesce a dare voce all’intimità del testo. Raccontare ogni singola parola con cura, accompagnando lentamente e delicatamente chi le ascolta, all’interno di una realtà che, in fondo, accomuna tutti.
Senso di inadeguatezza, disagio e rassegnazione che trova respiro nella frase culmine della traccia, che ne è diventata il titolo:
“Vedi mi sentivo strano sai perché, Stavo pensando a te Stavo pensando a te”
Una commistione di nostalgia, irrazionalità e perdita del controllo.
“Che fastidio guardarti mentre vado a picco, se vuoi te lo ridico. Che fastidio parlarti, vorrei stare zitto. Tanto ormai hai capito. Che fastidio le frasi del tipo: -questo cielo mi sembra dipinto- le lasagne scaldate nel micro. Che da solo mi sento cattivo. Vado a letto ma cazzo è mattina. Parlo troppo, non ho più saliva. Promettevo di portarti via quando l’auto nemmeno partiva”
Questo è un estratto del testo scritto da Fabri Fibra, che rimane intatto, nella sua interezza, nella versione di Mobrici e Fulminacci.
Un intervallarsi di sentimenti in cui la quiete lascia spazio alla frustrazione, al dispiacere e alla profonda malinconia.
Del resto, Fabri Fibra ha sempre saputo come dar voce alle sue emozioni più nascoste, sin dagli inizi.
La versione dei due artisti, Matteo Mobrici dei Canova e Fulminacci, rende omaggio anche all’intimità più tormentata di Fabrizio Tarducci.