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Il film della settimana: The Greatest Showman (2017)

The Greatest Showman

Questa settimana parliamo di un biopic musicale davvero originale: The Greatest Showman di Michael Gracey.

Il film da spazio a colui che, con astuzia e intraprendenza, ha dato vita al circo più famoso degli Stati Uniti d’America nell’Ottocento.

The Greatest Showman: trama e recensione

Inizio Ottocento. Phineas Taylor Barnum (Hugh Jackman), è il figlio di un sarto che muore catapultandolo nel buio. Ma P.T. crede nel sogno americano di inventarsi un’identità nobile ritagliata dalla stoffa dei sogni, e il suo amore di gioventù, la dolce Charity, abbandona i privilegi della propria casta per seguire le visioni di quello che diventerà suo marito e padre delle loro figlie.

Per Barnum, convinto che ogni progetto debba essere realizzato “cinque volte più grande, e dappertutto”, nulla è abbastanza: prima il Museo delle stranezze che apre nel centro di Manhattan per lo sgomento (e la curiosità morbosa) dei newyorkesi, poi il circo che porta il suo nome in cui si esibiscono la donna barbuta e il gigante irlandese, il nano Tom Thumb e i gemeli siamesi. Quando P.T. Barnum arriva, lo fa come un ciclone inarrestabile che travolge ogni cosa al suo passaggio: steccati e ipocrisie, ma anche legami e sentimenti.

The Greatest Showman sceglie di interpretare il personaggio di Barnum scansando le sue controverse sfaccettature reali – impresario, businessman, editore, politico, filantropo – e concentrandosi sull’impeto dominante della sua vocazione di entertainer.

Diventa così il simbolo della voglia di calcare il palcoscenico e fare spettacolo, anche mescolando arte popolare e arte nobile.

Lo sviluppo ellittico (anche a livello di sceneggiatura) attraversa tutta la narrazione filmica, rendendo quella di Barnum (non a caso inventore del circo a tre piste) una cosmologia i cui i pianeti orbitano l’uno in relazione all’altro (alcuni convinti di essere il centro del proprio universo), seguendo una linea obliqua che li accosta e poi bruscamente li separa, e facendo del momento in cui maggiormente si accostano (un bacio, il tocco di una mano) lo stesso che li scaglia il più lontano possibile gli uni dagli altri.

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La storia di P.T. Barnum narra anche la sua ricerca senza fine dell’approvazione sociale e artistica, determinata dall’incapacità di prescindere dal giudizio degli altri. E Gracey sceglie il cast perfetto per raccontare in questa chiave i due protagonisti maschili: Hugh Jackman, maestro nell’arte di recitare cantando (come già dimostrato né I miserabili) e dotato di grande carisma naturale nei panni dell’irresistibile Barnum, e Zac Efron nei panni di Carlyle, nato nel privilegio, ma incapace di trovare il proprio posto nel mondo.

Nessuno ha fatto mai la differenza restando come gli altri.

Phineas Taylor Barnum

Ileana Barilla

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