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Il film della settimana: Perfetti sconosciuti (2016)

perfetti sconosciuti

Questa settimana parliamo di un film italiano, da non perdere: Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese.

Vincitore di 2 David di Donatello e 3 Nastri d’argento, nel 2019 entra nel Guinness dei primati come il film con più remake in assoluto nella storia del cinema (arrivati ormai a 20).

Perfetti sconosciuti: trama e recensione

Quante coppie andrebbero in crisi se uno dei due guardasse nel cellulare dell’altro?

È questa la premessa con cui inizia la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena, destinata però a trasformarsi in un gioco al massacro.

Per gioco, decidono infatti di condividere con tutti i presenti i contenuti del proprio cellulare. L’effetto per i sette amici porta a scompaginare le loro vite e rimescolare le carte.

I protagonisti sono un chirurgo (Luca, Marco Giallini) e la moglie psicanalista (Eva, Kasia Smutniak), coppia recente e molto innamorata, Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher), un’altra coppia che sta passando alcune difficoltà nel rapporto (Lele, Valerio Mastandrea e Carlotta, Anna Foglietta) e Peppe (Giuseppe Battiston), che sarebbe dovuto arrivare con la sua nuova fidanzata, rimasta a casa perché malata.

Quasi tutti hanno un lato oscuro, affidato alla scatola nera delle loro (e delle nostre) vite, il cellulare. Qui si mette in mostra la superficialità con cui si ad esso si affidano i propri segreti, pensando di uscirne indenni dalle conseguenze e per rendere la propria vita decisamente più eccitante.

Questi perfetti sconosciuti in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a vicenda, rivelando però a poco a poco la loro vera natura.

Te lo consiglio perché

Ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta, affermava Gabriel Garcia Marquez. Su questo ragionamento Paolo Genovese ha costruito una delle commedie italiane più divertenti e ben recitate degli ultimi anni.

La narrazione è credibile, così come i dialoghi, che descrivono tipi umani riconoscibili. Nell’eccezionale cast, ognuno aggiunge al proprio ruolo una parte di sé.

Il tono è adeguato alla narrazione: non melodrammatico, romanticamente nostalgico o cinico, ma comico al punto giusto, con sfumature di sarcasmo e di dolore. La scrittura è crudele, precisa, disincantata, e ha il coraggio di lasciare appese alcune linee narrative, senza la compulsione a chiudere ogni scena.

Nel finale lo spettatore comprende che questo gioco delle parti sia gestibile solo con l’ipocrisia e l’accettazione di certe regole non scritte. Una strada che, purtroppo, viene scelta sempre più spesso.

Siamo tutti frangibili…

Rocco

Ileana Barilla

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